Quando Ellie esce dalla camera da letto Adam beve il primo sorso di tè che gli ustiona la lingua e gli va di traverso. La domenica mattina Ellie aveva preso l’abitudine di indossare le camicie di Adam. Gli aveva detto ridacchiando che lo faceva perché avevano il suo profumo. Lei gli era capitata in una sera di pioggia, in una sala giochi. I vividi ologrammi dei cabinati ardevano di colori accesi in mezzo alla nebbiolina che usciva dal terreno e il volto di Ellie si bagnava di immense sfumature. Il collo avvampava arancione mentre il castello del mago bruciava; i capelli erano le onde del mare, onde che dal blu profondo andavano al rosso scuro, mentre i soldati sbarcavano in Normandia; le labbra erano inondate d’oro fuso quando l’aereo planava tra i canyon di un pianeta con due soli. Non aveva superato subito la nebbia umida che li divideva, creata dalla pioggia sfrigolante. Il volto della ragazza spiccava tra tutte le figure concentrate sui flussi di dati davanti a loro. Per non perderla Adam rimaneva fermo fino a inzuppare la giacca. Adam riporta la tazza di tè alle labbra, lascia che bruci, e come ogni domenica mattina osserva Ellie da dietro la coltre di vapore.
– Guglielmo Sudati –