Non lo so e basta, non chiedermi perché, non me lo spiegherei neanche tra cent’anni cazzo il suo odore, la sua strafottenza fiera, il silenzio nei suoi passi di solitario predatore errante notturno, il suo alzarsi canticchiando nonstudiononlavorononguardolativù i suoi schiaffetti sul naso mentre dormo per tirarmi su quelle mattine che vorrei svegliarmi morto, o quando è a ribaltarsi lo stomaco accasciato in un angolo di strada all’alba e si risveglia impollinato nello spirito come da un pisolino pomeridiano al crepuscolo in cerca di una coccola a tempo. Non me le spiego le sue mille e mille scopate ognissera, Serena, Gloria, Marcella, Beatrice, Claudia, Gaia, Maia, Eleonora, Chicca, Veronica, Giada, Margot, scopate perse nel vento, nei cessi della stazione delle corriere, spargendo seme e coiti per campi di pannocchie e sulle colline del prosecco, sospesi come gatti a testa in giù sui leoni in marmo in piazza nelle nude notti d’estate.
– Francesco Bruni –