Jules si sfrega le mani, cercando di scacciare via il sudore che le impregna. Più volte le allunga per passarle sui suntuosi abiti che ha indosso, ma si ferma in tempo. Quando finalmente il sacco con la polvere arriva anche a lui è con enorme sollievo che ve le infila dentro; in un attimo le sue dita sono dello stesso bianco dell’abito della giovane regina. Il saltimbanco non riesce a staccarle gli occhi di dosso e la osserva; ne studia le eleganti labbra, che non si muovono né in su né in giù. La regina gli carezza i capelli, pieni di terra e polvere, crespi. Preme, le dita rimangono incastrate fra i nodi e incuranti proseguono il loro cammino, costringendo Jules al piegare indietro la testa. Lo sguardo che lei gli rivolge è opaco, risucchia e non da nulla indietro, non può fare a meno di seguirlo e il farlo gli fa scorrere brividi freddi su e giù per la schiena. I morbidi cuscini, in mezzo a cui la donna l’ha fatto sedere e in cui si è fatto nido e incrociato le gambe ossute, diventano scomodi e minacciano di inghiottirlo. “Sei come un cagnolino, ti si può fare di tutto. Nessuna preoccupazione.” dice lei nell’inclinare il collo, un movimento sinuoso visto altre volte. “Mi devo preoccupare di mangiare ogni giorno, di avere un tetto sopra la testa, di non farmi ammazzare dai briganti.” “A nessuno interessa se tu sei vivo o morto.”
– Maria Laura Di Giovanni –